mercoledì 30 marzo 2011

GUARDARE I SUONI



Ora ricostruite questo ambiente ,
per piacere .
2400 avanti Cristo ! 4400 anni da oggi ! Nella Civiltà del Cerchio : le isole Cicladi .
I
SUONATORI
DI
KYKLOS

Provate ad immaginarvi come si svolge l’impegno dello scolpire . C’è una concentrazione tra la mente che dirige e gli occhi che trasferiscono verso quella parte – e solo quella – le mani : il pollice e l’indice . Le mani , strette intorno all’attrezzo , forzano con attenta tecnica su una parte del marmo, scheggiandolo e polverizzandolo , lo lavorano , lo trasformano . Prima l’artista aveva disegnato la figura che aveva in mente di realizzare, con un carbone duro e sottile, di profilo con la testa alta , seduto , le braccia intorno all’arpa mentre le gambe sono viste di lato .
Poi tiene stretto tra le ginocchia, da seduto, il marmo.
Sagoma segando tra la schiena e lo schienale che poi traforerà .
Ora deve togliere la materia perché vuole il busto dritto e teso che poi assottiglierà con una pietra preparata a grattugia in ossidiana prima e poi con una a smeriglio , presa a Nasso ; la levigherà e infine la renderà liscia con la pomice raccolta sulla spiaggia di Thera ( Santorini ) .
Questi arnesi tutti preparati e adattati perché passino tra gli spazi sottili pensati .
E sempre le dita spingono
, poi i palmi trattengono e i polpastrelli a sentire se quel lato è liscio
o ha ancora una ruvidezza
, così come d’ossidiana era la lama seghettata – e non in rame – che forzata dalle braccia l’aveva tagliato e traforato ,
quel bianco marmo di Paro .
E adesso sul dietro , a disegnare lo schienale con la spalliera incrociata e sotto le zampe della sedia , lisce e arrotondate .
Come se fossero piegate , curvate in canna e vimini , leggere e vuote come quelle che il “ Flautista “soffia e suona stando in piedi .
Poi di fronte a togliere con attenzione intorno al braccio sinistro , sospeso e teso ,
con la mano leggera che adesso non c’è più mentre sfiora la corda che non ha mai voluto che ci fosse
perché non si deve vedere ma solo sentire
come il suono che era uscito dal gesto del vero musicante :
ma che lui sente ancora !
Qui questo Artista sente venirgli nell’anima ,
nello spirito ,
nel respiro
: l’Arte dei musici che aveva
ascoltato .
L’artista sente l’Arte e la ritrasmette con il suo mezzo:
la Scultura .
E ne fa ARTE !
A sua volta .
Questa è la grandezza
di
questa operina in marmo di Paro
dalle
CICLADI
Aveva trovato il blocchetto che affiorava tra i sassi di marmo a Paro , e misurava poco più di 23 cm di lato : un grosso sasso . Per chiunque non sarebbe stato più di tanto . Mentre per lui quelli raccolti quel giorno e portati sulla sua isola erano già scolpiti . Ma in quale isola operava quest’artista ? Alcune sculture cominciarono ad affiorare fin dalla fine dell’800 dalle necropoli di Antiparo , una delle isole dell’arcipelago . Mentre queste opere sono state trovate in una tomba nell’isola di Kero , vicino ad Amorgo , ma non so dirvi da quando .
Era la tomba dello scultore ? O quella di un suo discendente o estimatore ? Qualsiasi certezza sarebbe superficiale , ma una cosa è sicura , non hanno un carattere religioso né sono dei “portafortuna” , forse come era in uso in quelle società – l’egizia aveva dei rapporti con i naviganti Cicladici così come li ha avuti con i successori Minoici di Creta , i Keftiù nel 1500 a.C. cioè 900 anni dopo ? – accompagnavano il defunto nel viaggio finale : ma aveva questi valori la vita ultraterrena di questi isolani ? Non lo sappiamo …!
All’arcipelago delle Cicladi si attribuiscono 220 isole , anche se le più conosciute sono una ventina e sono state consegnate alla storia dalla cultura che si legge nei vari oggetti trovati e dall’arte , in particolare da quella realizzata da questo artista , autore del “ suonatore d’arpa “ e sicuramente del “flautista” e probabilmente del “bevitore “ .

Le isole del CERCHIO per duemila anni ( dal Neolitico all’Età del Bronzo ) furono autonome e commercialmente attente a scambiare le proprie risorse con i popoli intorno attratti dalle specialità che dal suolo le venivano : l’ossidiana ( dall’isola di Milo ) , il rame (da Kitno , Sifno e Laurion ) , il marmo ( da Taso , Nasso , Sifno , Chio e Samo – il più ricercato per il suo candore - ) .
Altre isole fornivano le terre colorate : l’ocra rossa ( a Samo ) , il vermiglio (di Kea ) e l’azzurrite ( da Kitno ) . Erano state abitate fin dal Neolitico Antico –6500\5750- e in seguito con l’influenza di Creta ( dal 1900 al 1700 circa ) avevano fatto parte di quella Civiltà ( la Minoica ) fino all’invasione ( 1400/1450 a.C.) e alla conseguente influenza Micenea che soffocò entrambe senza dimenticare lo stato di spossatezza fisica e culturale che lo scoppio del vulcano a Thera - oggi Santorini – (1520 a.C.) - ha provocato in tutto l’arcipelago ( le polveri e le ceneri si depositarono in altissimi strati su tutte le isole e fino alla valle del Tigri e l’Eufrate )- .

Quindi quando trovò il marmo aveva già in mente la forma che vi era racchiusa e che con grande pazienza avrebbe tolto facendone un capolavoro . E che anche tra i suoi fosse diventato famoso lo prova il fatto che forse solo due sue opere siano state trovate nella stessa tomba : o la sua o quella di un suo ammiratore che le volle portare con sé per averle per sempre . Quando le trovarono non erano intere, ad una mancavano le mani. Così anche la parte finale dei due flauti dell’altro musicante , trovato nella stessa tomba .
Chi la trovò capì di avere un’opera eccezionale specialmente se confrontata con le forme scultoree in voga nello stesso periodo :
Forme piccole – anche meno di 20 am. e al massimo 35/40 cm.- schiacciate e modellate , le figure femminili , solo con un accenno simbolico dei seni, toccati dalle braccia conserte , mentre queste dee sono sempre in piedi nell’atto di ricevere il visitatore , o di accogliere nello spazio a loro destinato chi volesse rivolgere una preghiera . Erano più una divinità degli auspici che una divinità sacra , distaccata . Più una compagna affidata alla casa e alla protezione della famiglia o del singolo individuo o dell’intera comunità del villaggio che una timorata e potente entità misteriosa . Gli studiosi la indicano come appartenente al culto della Grande Dea Madre .
Erano diffuse anche con forme ancora più semplificate ,cosiddette a”chitarra” dove la testa è il prolungamento del collo e non ci sono le gambe perché finiscono con il grembo , largo dei fianchi e stretto alla vita prima di allargarsi ancora al busto privo di braccia .
Là dove i modelli diventano più pieni sono sempre di faccia e fermi in un solo atteggiamento : in ascolto , accogliente distante senza alterigia .


Per questo il suonatore d’arpa con la testa ferma all’indietro ,
tesa a registrare i suoni
che si muovono intorno al suo strumento ,
entrando tra le armonie che lui stesso lascia uscire dalle corde vibrate
mentre l’arpa lieve sembra appena sostenuta
sopra la gamba destra piegata
e ben poggiata ma senza pavimento .
Tutta la figura è leggera
come a imitare i suoni che le volano intorno :
tutta l’opera è traforata , diventando ancora più lieve .
Non sembra di marmo ma potrebbe essere invece un’opera di gioielleria in avorio e argento o in corallo o madreperla e
oro .
E’ qui che non possiamo vedere di più , perchè il tempo ci ha tolto l’aspetto significativo di questa opera come di tutte le altre di questa Civiltà :
il colore .
( FINE prima parte )