- Parte Tre -
QUALE COLORE?
Questo
è un argomento lungo, complicato e con molti aspetti storicamente difficili da
collocare o da datare.
Telo rosso - vestito di donne indiane. |
Mi
spiego meglio: i materiali coloranti disponibili in un certo continente non
erano a portata d’uso nel nostro – es. in India certi coloranti e certi
accostamenti erano possibili perché quelle popolazioni si erano date un sistema
di comprensione/comunicazione fondato su ciascun colore.
E’
su base tribale, che questo sistema funzionava (ed è ancora in uso)
permettendo di dare risposte mute a una serie di domande considerate importanti
agli individui che la componevano. Attraverso questo alfabeto cromatico nel telo di una donna si veniva a sapere se
era sposata o vedova, quanti figli vivi e morti, quanta terra aveva o quanti
animali possedeva…
I turbanti bianchi con i nastri colorati intorno alle teste di questi uomini segnalano anche in questo caso l'appartenenza ad una famiglia e il valore economico e sociale. |
D’altra
parte anche la nostra cultura aveva questo uso del colore: ad esempio
Il gonnellino e il mantello dell'Augusto di "Prima Porta" |
Da dove siamo partiti ve lo ricordo ma solo per
riassumere una storia grandissima in poche parole.
I colori primitivi erano tre:
BIANCO - deriva dalle calci e dai gessi
NERO - deriva dai carboni
OCRA - deriva dalle argille e terre ruggini
Se è vero che l’uomo europeo nel XX secolo è capace di
percepire più di cento tonalità di grigio, è pur vero che è un uomo triste preferendo il NERO e i suoi derivati, ai colori!
Ma perchè?
Dipinto di Eugene Chevrel |
Eugene Chevrel
Chimico francese
(31-08-1786/09-04-1889)
Eugene Chevrel |
Nella prima foto, vediamo Chevrel in un ritratto mentre nella seconda una foto del
Fu l'autore della tavola dei colori che elaborò nel 1839.
Il Divisionismo, tecnica derivata dalle scoperte scientifiche
di Eugene Chevreul, è del 1885.
Dai tre colori primitivi alle 14400 tonalità che
furono elaborate nel 1864 da Eugene Chevreul per la Società delle Arti
Industriali francesi (dove le industrie
tessili e tintorie dell’epoca erano potentissime), fino ai diversi milioni di
gradazioni ottenibili oggi con i procedimenti elettronici o digitali, sono
passati due secoli o poco più.
E’ la fine di certi nomi, che non solo i colori ma
intere famiglie e regioni portavano con orgoglio e superiorità (Robbia, Guado, Bordeaux, Granata ecc.) e con i
segreti usati dai maestri tintori che estraevano i colori da piante e da insetti.
Ma tra i milioni possibili di colori prodotti
dall'industria e il loro nome
passa una intera civiltà/cultura, ma anche una
qualità di vita che la chimica, scienza onnipotente di questi due ultimi
secoli, ha stravolto.
I colori non hanno più un nome
con i quali chiamarli:
hanno un numero!
Come noi che non siamo importanti per il cognome
ma per i numeri che di volta in volta ci chiedono:
telefonini, patente, gas, elettricità, banca,
identità e abbonamenti vari…
Violetto
o scarlatto, blu di Prussia o granata, vermiglione o fucsia, giallo Napoli o
giallo becco d’oca, verde bottiglia o smeraldo, bordeaux o turchese, grigio
principe di Galles o nero antracite, arancio o azzurro elettrico,Città,
intere regioni, frutta, materiali, pietre preziose ma anche nuove scoperte,
nuovi potenti…e potrei continuare, ma non per molto perché la cultura e la storia hanno un’origine
lenta, e solo il passaggio del tempo
che la caratterizza, accompagna l’uomo con la sua memoria.
Chi determina il cambiamento?
Così vi chiedo:
Quando monsieur Chevreul ha inventato il
“chromocalcographe”
il nostro modo di riconoscere un celeste da un azzurro
è cambiato?
Siamo felici nel vedere gli splendidi colori che i
nostri attuali televisori piatti sono capaci di far scorrere sullo schermo?
Sono gli stessi che vediamo nello specchio quando ci
guardiamo o quando rivediamo le sembianze del nostro compagno, o dei figli che
ci sono cresciuti e che prima abbiamo vestito mentre ora scelgono da soli le
forme e i colori dei propri abiti?
- riquadro vuoto - |
In questo riquadro provate a immaginare il vostro viso.
Adesso, dal vero
Poi…
in quest’altro riquadro vuoto
- Foto presa dal web - |
l'immagine presa dal telefonino o dalla macchina digitale - non imbrogliate!
lasciate subito la Kodak
o la Rolley o la Canon
di trent’anni fa!
1 - perché non potreste
vedere la foto prima di tre giorni,
2 - perché ve la
stamperebbero con i sistemi di elaborazione elettronica di oggi e quindi con
tutti i colori vividi e irreali.
No, resta il fatto: la vostra faccia ha il colore
BRUTTO (!) della realtà,
l’elettronica abbellisce, vivacizza…falsifica.
Non sono i colori delle strade e dei viali che percorriamo
tutti i giorni quando andiamo a lavorare o a passeggiare.
Un po’ sbiaditi, anche i verdi dei giardini sono
spenti, i rossi, i
gialli, gli arancioni!
La realtà ha questi colori?
Dipinto "Pioggia, Vapore, Velocità." Il treno che sfreccia di William Turner - 1844 - |
Fiammature e gialli vivaci fumi quasi iridati:
La velocità che penetra l'aria con la violenza di una
fucina di fabbro.
Scintille e
fumi!
Fu il primo artista ad adoperare i colori di origine
chimica appena inventati
dall’industria Britannica.
E il Nero???
Continua...