venerdì 6 novembre 2015

Il Colore - parte 4 -


                                                      
 - Parte Quattro -



 Verso il bianco e il nero





 
Foto di Niepce


 Guardate a lungo questa immagine, e chiedetevi: "Mi piace"?

 Io posso rispondere per me e vi direi:  “No...“ e al posto dei puntini aggiungerei     

"E' UNA PORCATA!"  

poi pentito, anzi, corretto dalla mia educazione, mi ricorderei che forse non dovrei offendere l’autore e così comincerei a pensare ad una serie di situazioni nelle quali io stesso avrei potuto realizzare quella "COSA" tipo: ero distratto e mi è venuta così; ancora, erano prove di stampa ad inchiostro per vedere gli effetti; o volevo provare a fare una composizione astratta, ma non mi è riuscita molto bene!  O, infine: faceva freddo! ... Ma insomma ho detto no perché è brutta. E Basta!
Nove su dieci anche voi la pensereste così. Quell’uno non so se gli piace o se si astiene ma gli altri sicuramente spinti da lontane o recenti discipline estetiche forse sarebbero più timidi o prudenti nel considerare l’autore di questa operina, una persona meritevole di vederla pubblicata ogni volta che si ragiona di immagini, di rivoluzioni epocali e di invenzioni fondamentali per l’umanità - visti i gusti andanti.  
Era il prodotto di un esperimento del tutto casuale. Apparteneva alla tecnica e alla scienza non all’Arte.
Chi definiva “bello” un oggetto o un prodotto realizzato con le tecniche di allora - vicine o lontane dalla storia o dalla tradizione  come  edifici, arredi domestici o d’uso comune, arredi urbani, tessuti, abiti, decori applicati a qualsiasi forma (dai manici d’ombrello ai bicchieri, dalle scarpe ai modelli delle acconciature femminili fino alle forme dei colletti delle camicie e alle decorazioni sui servizi dei piatti e delle stoviglie domestiche) - ahimè tutti erano soggiogati dagli effetti che quasi magicamente uscivano dalle invenzioni dai tecnici, dai chimici e dagli ingegneri di allora.  Non solo, erano in molti a teorizzare il bello in tutte le forme, anche quelle ottenibili dall’industria, così  da rendere piacevoli tutti gli aspetti della vita sociale dei beneficiati.



Carro di Cugnot nella versione del 1771



             Auto a vapore: è bella?

Ma, tornando alle immagini ottenute dalle fotografie: poter disporre di illustrazioni non incise a mano e troppo liberamente interpretate da artisti/incisori, specializzati nelle tirature ottenute su lastre di rame o di zinco o pietra, appositamente impiegati, ma che avevano bisogno di molto tempo per iniziare e completare le immagini con cui si corredavano i testi…tutto ciò a fronte della possibilità di figure prese dal vero, da qualsiasi luogo, di ogni genere, potendo scegliere tra una numerosa quantità di soggetti, variati in grandezza e sia ripetibili che riproducibili…questo rispondeva urgentemente ai bisogni, alle soluzioni anzi ai sogni di tutti coloro che lavoravano nella STAMPA!
E chi ci provava non andava incoraggiato? 
anzi finanziato?
      
Un’altra condizione favorevole all'accelerazione e alla pressione sui ricercatori in questo campo fu esercitata dai viaggiatori di professione e dai così detti “esploratori “, senza dimenticare tutti quegli studiosi che si accodavano alle varie e numerose spedizioni di stampo coloniale dirette in tutti i continenti.

Queste nazioni si erano sparpagliate in giro per tutto il pianeta con in testa l’Inghilterra nel 1607 , l’America e poi dal 1783 invadendo l’India, il Sudafrica, il Canada, L’Australia, la Nuova Zelanda…e vai cantando. Prima la Spagna e il Portogallo fin dal 1493 l'una e dal 1505 l’altra. La Francia nel 1608 con la prima colonizzazione e nel 1830 con la seconda – proprio nei decenni che stiamo guardando – conquistando l’Algeria; mentre gli Olandesi nel 1619, si erano  preoccupati di Giacarta e dell’Indonesia. E non sono le uniche a tagliare terre nei continenti dei Nuovi Mondi  ci saranno anche i Belgi, i Tedeschi, gli Italiani, i Russi, i Giapponesi, i Cinesi…
Insomma oltre ad alcuni imitatori esotici ma risoluti, tutta l’Europa è in giro, chi prima chi poi, con armate su barche a remi e a vela o con navi a vapore arrivano dappertutto, portando le loro abitudini di costume e di cultura senza contare tutte le diverse aggressioni in condanne, uccisioni e rosso sangue versato in barba ai razzismi che inventavano teorie anti umane solo per giustificare le stragi commesse in ogni dove, ma con l’unico intento di estrarre materie prime utili a trasformare le industrie in danaro sonante.

Con questa mobilità velocissima, invadente e chiassosa, i pensatori, i filosofi, i cosiddetti umanisti attenti a spargere spirito laico o religioso ma giusto, non si sentono né quando parlano, né quando urlano. Ma quello che lascerà tutti stupiti sono gli effetti di questo immane banchetto che sottrae "preziosi" a molti, lontani dall'Europa. Tutto si riprodurrà senza  distribuire un benessere profondo e abbondante tale da rendere tutti agiati, guariti, satolli e riposati.
No, i modelli di vita saranno gli stessi, si diffonderanno e si moltiplicheranno senza diminuire né i difetti che le precedenti società avevano sostenuto o subito, né aumenteranno i livelli di benessere grazie alle grandiose risorse che venivano dalle colonie né si indirizzeranno spese verso schemi di progresso non solo sostanziali ma effettivi.


La  divisione in classi
LA
BORGHESIA


Se qualcuno di voi ha riconosciuto l’immagine ha anche capito dove voglio arrivare , altrimenti vi confesso chi è l’autore .
L’autore è Nicephore Niepce.
 Siamo nel  1826 o forse 1827 e questa è una foto o per essere più precisi una PHOS (luce) e GRAPHE (disegno) :

UNA FOTOGRAFIA

Ovvero, un "riprodotto", uno “SCRITTO con la LUCE“.

Da questo punto in poi la vostra attenzione è calata. Ma non si doveva ragionare di Arte?

Si, e continueremo, ma proprio partendo da questa immagine e da questo Signore, portatore di questo nome antico e già allora desueto, ma forse proprio per questo immortalato in tanti libri, pensieri e complimenti…ma di che?
Morirà povero e per giunta senza aver ottenuto risultati apprezzabili. Ma perché fu il primo che tentò un cammino scientifico: la chimica.
          

                                                     
Incisione di Louis Jacques Mandè Daguerre (18 nov 1787 - 10 lug 1851) 


Ecco quest’altro: Monsieur  Daguerre. 
Difficile dire chi esso sia stato e perché sia entrato in questa faccenda. Ma ci sta: è l’inventore del “DAGHERROTIPO”.

Qui ritratto in una incisione e non con la sua invenzione, ma così è universalmente conosciuto.
Ma tant ‘è questo è un periodo che va preso come è. E non posso neppure usare quel modo di dire: “se ne vede di tutti i colori!“, perché qui siamo in un severo e doveroso BIANCO e NERO.
I due si sono conosciuti.



Un dagherrotipo intitolato "L'atelier dell'Artista" - 1837

Dopo dieci anni l’esperienza di Niepce, cosa è successo? Di tutto!


Le guerre  diffonderanno queste tecniche, creando carri attrezzati per riprendere e  sviluppare le fotografie che i giornali troveranno il modo di pubblicare: nel 1849 la presa di Roma (da parte dei Francesi in difesa del Papa). 

Nel 1853 e il 1856 con la Guerra di Crimea e poi la guerra di secessione negli Stati Uniti nel 1861/1865.


Battaglia di Chattanooga



Intanto (1878) Muybridge fotografa con 24 apparecchi messi in serie e in successione, dei corpi in movimento (un cavallo, un nudo d’uomo e uno di donna e altro).  
Qualcuno si è accorto di queste novità?  Pochissimi, forse venti persone tra Parigi, Londra  e  Stati Uniti. 
Altri dieci anni, negli USA (1888) un certo Eastman George impianta una azienda che fabbrica una “macchina fotografica “: la KODAK.

"La chiamai Kodak perché era un nome breve , vigoroso , facile da pronunciare e , per soddisfare le leggi sui marchi depositati" 

e aggiunse riferendosi al nome: 

"Non significa nulla!".     
"VOI  SCHIACCIATE IL BOTTONE NOI FACCIAMO IL RESTO"


Questa la pubblicità, un pò guascona e un pò illusoria ma che ha saputo vendere questi apparecchi, seminando in tutto il mondo il “virus “della FOTO sinonimo di:


 vero, di bello, di ricordo, di “tempo fermato”, di memoria infinita, di attimo sospeso, di ETERNITA’ e di FAI   DA  TE!

Ma per secoli, prima di questo momento non c’erano stati degli uomini con dei pennelli o delle spatole o dei pennini intinti – fu inventato questo verbo - in “TINTE” e inchiostri ad acqua o sciolti con  grassi, con cere, con collanti o con olii per disporli su muri, su tavole, su pergamene su tele su carte e cartoni…?


Si era arrivati a chiamarli Artisti. Senza neppure sapere quello che volesse dire. Ma un nome dovevano pur averlo, se non altro per distinguerli da altri, per esempio i vaccari o i tintori o le lavandaie…
Comunque se nelle grotte quando ci dividevamo tra Sapiens e Neanderthaliani qualcuno s’era fatto notare perché lasciava le proprie impronte sui muri, neanche fosse casa sua, altri, non so con quale consenso, forse spinto dalla fame o forse perché faceva confusione tra una gazzella e una pantera, lasciava delle pitture davvero somiglianti, anzi così verosimili che alcuni non volevano entrare a vedere - specie le donne e i bambini - se prima non accendevano le torce così che l’effetto, la paura, non li assalisse di colpo! 

Ma adesso nell'1800 questo nuovo modo di “scrivere la realtà “ ha un grosso difetto:
                                                              l’assenza di colore.

Sono tutte immagini in bianco e nero! Qualcuno le otteneva color seppia, oppure rosate o azzurrine ma erano un pò strane: vedere il ritratto della propria moglie dello stesso colore di una frittura di pesce, non era il massimo. Ma l’effetto sulla gente non fu proprio contrario.
Non so perché, ma vedere la propria moglie in bianco e nero le lasciava una certa aria di autorevolezza, fianco di  serietà, non fraintendetemi: la rendeva - come di fatto era - severa. 
In casa specialmente, nella penombra dei salotti di quel secolo, nel suo ambiente, i vestiti sgargianti del‘700 non andavano più di moda, ora ci si vestiva di nero o di scuro.
La Borghesia ammetteva qualche tocco di colore ma erano come piccole pennellate: gli ori, delle pietre piccolissime incastonate per i bottoni, un ventaglio troppo vivace se aperto, meglio tenuto chiuso in  grembo con le mani allungate, pallide come il viso, i capelli raccolti. 


Il sorriso in B/N era più dolce, così le ciglia nere erano al naturale.  
SOBRIE

Nessuno trovava la foto in Bianco e Nero strana perchè tutto intorno era in Bianco e Nero.

Lasciamo ai pittori di usare il colore per far risaltare di più le ombre degli interni delle sale e dei salotti, intanto le botteghe e gli uffici devono essere severi, modesti, come i cavalli e le carrozze, come il cielo di Londra o di Colonia o di Parigi in inverno per il fumo dei comignoli, come d’estate per le ceneri espulse dalle ciminiere delle fabbriche, così le marsine nero fumo dei signori e i grembiali grigi degli operai che sono pieni di macchie, ma non si vedono. 
Così la fotografia prende piede, la sua tinta triste non stupisce e fa più effetto il fatto che riproduce il Re che esce in carrozza o il Presidente con Signora al boulevard, o i bambini che giocano con la palla nel giardino nero e grigio guardati dalla governante in nero ma col grembiule bianco fino alle caviglie.



E' la RIVOLUZIONE  INDUSTRIALE


La fabbrica nel 1700







Continua...


- I miei Lavori -



Lavori in studio




Fumi e comignoli 












L’Artificiale












Il Maschio di borgata







I modellati sono stati calcati in gesso per pressare i cartoni rinforzati e disporli sulle sculture





Claudio Jacuzzi




venerdì 2 ottobre 2015

Il Colore - parte 3 -




- Parte Tre -



QUALE COLORE?



Questo è un argomento lungo, complicato e con molti aspetti storicamente difficili da collocare o da datare.

Telo rosso - vestito di donne indiane.


Mi spiego meglio: i materiali coloranti disponibili in un certo continente non erano a portata d’uso nel nostro – es. in India certi coloranti e certi accostamenti erano possibili perché quelle popolazioni si erano date un sistema di comprensione/comunicazione fondato su ciascun colore.






Le vesti di una donna appartenente ad un gruppo Indiano-musulmano che dà importanza alla disposizione di certi colori riprodotti sul telo, perchè segnalano, attraverso la composizione artistica, il valore delle funzioni gerarchiche all'interno della famiglia e la collocano in una certa posizione all'interno del gruppo sociale complessivo.


E’ su base tribale, che questo sistema funzionava (ed è ancora in uso) permettendo di dare risposte mute a una serie di domande considerate importanti agli individui che la componevano. Attraverso questo alfabeto cromatico nel telo di una donna si veniva a sapere se era sposata o vedova, quanti figli vivi e morti, quanta terra aveva o quanti animali possedeva…


I turbanti bianchi con i nastri colorati intorno alle teste di questi uomini segnalano anche in questo caso l'appartenenza ad una famiglia e il valore economico e sociale.


D’altra parte anche la nostra cultura aveva questo uso del colore: ad esempio
la PORPORA


Il gonnellino e il mantello dell'Augusto di "Prima Porta"

  
Da dove siamo partiti ve lo ricordo ma solo per riassumere una storia grandissima in poche parole.


I colori primitivi erano tre:

BIANCO - deriva dalle calci e dai gessi

NERO - deriva dai carboni

OCRA - deriva dalle argille e terre ruggini


Se è vero che l’uomo europeo nel XX secolo è capace di percepire più di cento tonalità di grigio, è pur vero che è un uomo triste preferendo il NERO e i suoi derivati, ai colori!
   



Ma perchè?





Dipinto di Eugene Chevrel

Eugene Chevrel
Chimico francese
(31-08-1786/09-04-1889)


Eugene Chevrel



Nella prima foto, vediamo Chevrel in un ritratto mentre nella seconda una foto del
1886 al compimento dei cento anni.
Fu l'autore della tavola dei colori che elaborò nel 1839.



Il Divisionismo, tecnica derivata dalle scoperte scientifiche
di Eugene Chevreul, è del 1885. 


 
Dipinto di Paul Signac "Sala da Pranzo" - 1887 -


 
Ritratto di Paul Signac


Dai tre colori primitivi alle 14400 tonalità che furono elaborate nel 1864 da Eugene Chevreul per la Società delle Arti Industriali francesi (dove le industrie tessili e tintorie dell’epoca erano potentissime), fino ai diversi milioni di gradazioni ottenibili oggi con i procedimenti elettronici o digitali, sono passati due secoli o poco più.

E’ la fine di certi nomi, che non solo i colori ma intere famiglie e regioni portavano con orgoglio e superiorità (Robbia, Guado, Bordeaux, Granata ecc.) e con  i segreti usati dai maestri tintori che estraevano i colori da piante e da insetti.

Ma tra i milioni possibili di colori prodotti dall'industria e il loro nome
passa una intera civiltà/cultura, ma anche una qualità di vita che la chimica, scienza onnipotente di questi due ultimi secoli, ha stravolto.


I colori non hanno più un nome
con i quali chiamarli:
hanno un numero!

Come noi che non siamo importanti per il cognome
ma per i numeri che di volta in volta ci chiedono:
telefonini, patente, gas, elettricità, banca, identità e abbonamenti vari…


Violetto o scarlatto, blu di Prussia o granata, vermiglione o fucsia, giallo Napoli o giallo becco d’oca, verde bottiglia o smeraldo, bordeaux o turchese, grigio principe di Galles o nero antracite, arancio o azzurro elettrico,Città, intere regioni, frutta, materiali, pietre preziose ma anche nuove scoperte, nuovi potenti…e potrei continuare, ma non per molto  perché la cultura e la storia hanno un’origine lenta, e solo il  passaggio del tempo che la caratterizza, accompagna l’uomo con la sua memoria.



Chi determina il cambiamento?


Così vi chiedo:

Quando monsieur Chevreul ha inventato il
“chromocalcographe”
il nostro modo di riconoscere un celeste da un azzurro è cambiato?

Siamo felici nel vedere gli splendidi colori che i nostri attuali televisori piatti sono capaci di far scorrere sullo schermo?




Sono gli stessi che vediamo nello specchio quando ci guardiamo o quando rivediamo le sembianze del nostro compagno, o dei figli che ci sono cresciuti e che prima abbiamo vestito mentre ora scelgono da soli le forme e i colori dei propri abiti?


- riquadro vuoto -


In questo riquadro provate a immaginare il vostro viso.

Adesso, dal vero

Poi…


 in quest’altro riquadro vuoto



- Foto presa dal web -



 l'immagine presa dal telefonino o dalla macchina digitale  non imbrogliate! 
lasciate subito la Kodak o la Rolley o la Canon
di trent’anni fa!

 1 - perché non potreste vedere la foto prima di tre giorni,
2 - perché ve la stamperebbero con i sistemi di elaborazione elettronica di oggi e quindi con tutti i colori vividi e irreali.

No, resta il fatto: la vostra faccia ha il colore BRUTTO (!) della realtà,
l’elettronica abbellisce, vivacizza…falsifica.

Non sono i colori delle strade e dei viali che percorriamo tutti i giorni quando andiamo a lavorare o a passeggiare. 
Un po’ sbiaditi, anche i verdi dei giardini sono spenti, i rossi,  i gialli, gli arancioni! 


La realtà ha questi colori?



Dipinto "Pioggia, Vapore, Velocità."  Il treno che sfreccia di William Turner - 1844 -


Fiammature e gialli vivaci fumi quasi iridati:
La velocità che penetra l'aria con la violenza di una fucina di fabbro.
 Scintille e fumi!

Fu il primo artista ad adoperare i colori di origine chimica appena inventati
dall’industria Britannica.


 
Autoritratto di William Turner - 1798-









 E il Nero???



                                                                           



                                                
                                                                                       Continua... 



























venerdì 4 settembre 2015

Il Colore - Parte 2 -



Eccomi tornato, dopo una lunga assenza, con la seconda parte di "Guardare i Suoni".
E' un vecchio pezzo che ho scritto 4 anni fa e per facilitarvi il suo ritrovamento, vi
 scrivo
 qui sotto il link così che vi basti cliccarci sopra per poterlo leggere.
Grazie e Buona Lettura.
Claudio





- Parte Due -


LA
SCULTURA
A COLORI




Dopo avervi illustrato le bellissime opere dell’anonimo scultore delle Cicladi, mi sono fermato quando vi ho scritto che quelle opere erano dipinte.
In quel momento nasceva un problema:

Cosa dirvi di questo modo di colorare ?
Che effetto avrebbe suscitato ?
In qualsiasi modo la spiegazione sarebbe sembrata astratta.
 Cosa avreste potuto vedere se non c’era nulla da vedere ?

Era a tinta unita e tendeva al realismo? 
Disegnava e dipingeva i capelli, gli occhi o la barba, o i gioielli, i lacci dei calzari …
La parte allungata sulla testa, forse un cappello,
aveva un colore di rappresentanza, o uno rituale
 oppure comune, di tutti i giorni corrispondente al materiale con cui era formato.
La stessa arpa, probabilmente era decorata ma con che colori? 
E questa stessa domanda, dobbiamo farcela per le descrizioni precedenti:
di che colore era la veste, aveva una cintura? di che materiale era fatta la sedia?
Dal colore avremmo potuto intuire la sostanza usata.

E se la colorazione non fosse stata realistica?
Geometrica:




 Il dipinto adoperato è un opera di Keith Haring (1983 -"senza titolo" )





a spirali o a punti o con riquadri?
A fasce.



Il dipinto adoperato è un opera di Gustav Klimt (1911 -"Le tre Età" ) 





 Badate sarebbero state tutte con dei significati, quelle culture non avevano un senso decorativo. Il concetto di "abbellimento", o di bellezza era intrinseco. Quelle culture avevano come contenuti  l’Appartenenza, il Genere, il Potere o il Prestigio, la Discendenza. La Religione collegata al Rito che stavano celebrando: e il fare musica era già un atto raro e importante.
A questo aggiungete l’atto di immortalarlo con una scultura. Una situazione assolutamente ancora più rara. Significativa.
QUALE?
Sappiamo che il disegno ad anello, inciso o scolpito, allude al cerchio, cioè alla forma-nome: CERCHIO = CICLADI, la disposizione casuale ma alludibile delle posizioni delle isole che sembrano formare una spirale come un labirinto.
 Ma qui non c’è!
 4400 anni fa!
E se fossero state dipinte in un altro modo? Di Fantasia?
( impossibile, ma proviamo…)




Il dipinto adoperato è un opera di Gehard Richeter (1984 -"Pedro" ) 




Con colori disposti senza caratterizzare le parti del vestiario ma solo seguendo le forme così sinuose ed eleganti che esse stesse suggerivano?
Ma così facendo che effetto avrebbero avuto su chi guarda?




Il dipinto adoperato è un opera di Paul Gauguin (1891 -"Donne di Tahiti" )  




Riusciamo ad immaginare queste forme tutte o in parte ricoperte di tinte, accostate o divergenti, intonate o "vivaci", squillanti  o riposanti?
Leggere: sfumate, palpitanti?

Non lo so! E non possiamo ricostruire nessuna ipotesi.

E non provo neppure a suggerirvelo. Non è possibile. Dobbiamo guardare ciò che vediamo, ma che nessuno si attribuisca una lettura critica, vera e obiettiva di quei periodi storici quando scultura e colore erano un unicum. Ora il colore  non c’è più. Come se le braccia si fossero staccate: come se la testa mancasse; come se in un film fossero spariti 5 minuti o a un libro mancassero 100 pagine… 
intuiamo che l’opera era – è – un capolavoro ma …

…agli allievi, in una qualsiasi scuola, agli editori di manuali, cataloghi libri d’arte, agli autori che li scrivono definendosi Storici o Critici o Esperti di arti
Dite
che quell’opera
è
mutilata

Che la gran parte - QUALE? - QUANTA? DOVE? - non c’è, non ci sarà mai, e quindi non è catalogabile.

L’argomento è difficile, ma solo ammetterlo è molto. Perché nello stesso momento in cui lo sappiamo, immediatamente l’immagine, da ciò che si vede, si prepara a trasformarsi in ciò che avrebbe potuto essere, e non si ferma ma aspetta di sapere come era.

Il Curatore di una mostra ha il dovere di segnalare con decisa evidenza quando un’opera è stata dipinta o quando tutte le opere esposte non si possono interpretare  
 perché  in passato sono state lavate, convinti in buona fede di pulire uno "sporco", oppure perchè non corrispondeva al luogo bianco, severo, austero che avrebbe decorato secondo lo stile in voga.

Ma quando la "pulitura" dura per 400 anni, un pizzico di vandalismo
oltre che ignorante avidità , torna bene sospettarla.
Eppure è stata perdonata, nessuno nomina i cardinali e i nobili che in Roma hanno iniziato questa devastazione. Nessuno scrive dei lavaggi per "sbiancare" le sculture in casa Borghese o nei palazzi dei Barberini o nelle stanze dei palazzi cardinalizi e papali o nelle ville sparse per le "collezioni" dei Signori d’Europa.
 Forse piaceva ( e piace ancora ) averle nude?
BEH! M’è scappato …
Ma siamo a ROMA il centro della CATTOLICA Chiesa o
Cristianità.

L’argomento sta diventando difficile: ma erano così SFRONTATI gli antichi?
E se i loro corpi fossero stati nudi come è giusto che lo fossero, ma ricoperti di vesti colorate? Ammetterlo vuol dire cambiare i canoni con i quali abbiamo imparato a guardare l’Arte Antica: quella PRECRISTIANA!




       Il Studio coloristico della trabeazione del Partenone ( 1836 - Ricostruzione di Gottfried Semper) 


Il 17 Novembre 2004 si apriva nella Città del Vaticano un'interessantissima mostra dedicata ai 1000 anni di uso del colore nella scultura antica con un bellissimo: 
"I colori del bianco".
La mostra aveva proposto i suoi argomenti a Monaco nel dicembre 2003.
L'argomento guida della mostra era la coloritura della scultura e dell'architettura antiche. I pochi esperimenti ricostruttivi, seguiti da severe analisi tecniche e filologiche, hanno scosso non solo gli studiosi specialisti - Archeologi e Storici - ma anche il pubblico che ha subito colto l'importanza delle ricerche e degli studi che erano già iniziate nell'800 e primo '900 ma che, nel 1982 l'università Ludwig - Maximilians di Monaco, grazie all'impulso di Volkmar Von Graeve riprese e continuò fino all'organizzazione di queste esposizioni.


  Il Ricostruzione sull'Augusto di Prima Porta, degli effetti cromatici eseguiti da L. Fenger fin dal 1886. Paolo Liverani realizzò un importante studio sulla stessa scultura. 








Il Arciere del Tempio di Aphaia sull'Isola di Egina. Ipotesi di colorazione. Le sculture risalenti al 490 - 480 a.C rappresentano le lotte tra Greci e Troiani, furono scoperte agli inizi del 1811 e furono acquistate dal Principe Tedesco ereditario, Ludwig (in seguito Re di Baveria), e destinate al museo di Monaco.


Erano così SFRONTATI gli antichi? E se i loro corpi fossero stati nudi?

La loro severità, l’AUSTERITA’ dei corpi maschili - forse più maschilisti che maschili - così autoritari e muscolari gli uomini, così nude e sfacciate le loro donne e dee sempre NUDE! Dee, Veneri audaci, spavalde, procaci, prive di ogni pudore!
Inferiori rispetto alle pudiche e caste Cristiane a confronto poco vestite e troppo avvenenti, colpevoli per la loro sensuale BELLEZZA!

 BELLE ma nude o con i vestiti persi?




( continua...)