venerdì 6 novembre 2015

Il Colore - parte 4 -


                                                      
 - Parte Quattro -



 Verso il bianco e il nero





 
Foto di Niepce


 Guardate a lungo questa immagine, e chiedetevi: "Mi piace"?

 Io posso rispondere per me e vi direi:  “No...“ e al posto dei puntini aggiungerei     

"E' UNA PORCATA!"  

poi pentito, anzi, corretto dalla mia educazione, mi ricorderei che forse non dovrei offendere l’autore e così comincerei a pensare ad una serie di situazioni nelle quali io stesso avrei potuto realizzare quella "COSA" tipo: ero distratto e mi è venuta così; ancora, erano prove di stampa ad inchiostro per vedere gli effetti; o volevo provare a fare una composizione astratta, ma non mi è riuscita molto bene!  O, infine: faceva freddo! ... Ma insomma ho detto no perché è brutta. E Basta!
Nove su dieci anche voi la pensereste così. Quell’uno non so se gli piace o se si astiene ma gli altri sicuramente spinti da lontane o recenti discipline estetiche forse sarebbero più timidi o prudenti nel considerare l’autore di questa operina, una persona meritevole di vederla pubblicata ogni volta che si ragiona di immagini, di rivoluzioni epocali e di invenzioni fondamentali per l’umanità - visti i gusti andanti.  
Era il prodotto di un esperimento del tutto casuale. Apparteneva alla tecnica e alla scienza non all’Arte.
Chi definiva “bello” un oggetto o un prodotto realizzato con le tecniche di allora - vicine o lontane dalla storia o dalla tradizione  come  edifici, arredi domestici o d’uso comune, arredi urbani, tessuti, abiti, decori applicati a qualsiasi forma (dai manici d’ombrello ai bicchieri, dalle scarpe ai modelli delle acconciature femminili fino alle forme dei colletti delle camicie e alle decorazioni sui servizi dei piatti e delle stoviglie domestiche) - ahimè tutti erano soggiogati dagli effetti che quasi magicamente uscivano dalle invenzioni dai tecnici, dai chimici e dagli ingegneri di allora.  Non solo, erano in molti a teorizzare il bello in tutte le forme, anche quelle ottenibili dall’industria, così  da rendere piacevoli tutti gli aspetti della vita sociale dei beneficiati.



Carro di Cugnot nella versione del 1771



             Auto a vapore: è bella?

Ma, tornando alle immagini ottenute dalle fotografie: poter disporre di illustrazioni non incise a mano e troppo liberamente interpretate da artisti/incisori, specializzati nelle tirature ottenute su lastre di rame o di zinco o pietra, appositamente impiegati, ma che avevano bisogno di molto tempo per iniziare e completare le immagini con cui si corredavano i testi…tutto ciò a fronte della possibilità di figure prese dal vero, da qualsiasi luogo, di ogni genere, potendo scegliere tra una numerosa quantità di soggetti, variati in grandezza e sia ripetibili che riproducibili…questo rispondeva urgentemente ai bisogni, alle soluzioni anzi ai sogni di tutti coloro che lavoravano nella STAMPA!
E chi ci provava non andava incoraggiato? 
anzi finanziato?
      
Un’altra condizione favorevole all'accelerazione e alla pressione sui ricercatori in questo campo fu esercitata dai viaggiatori di professione e dai così detti “esploratori “, senza dimenticare tutti quegli studiosi che si accodavano alle varie e numerose spedizioni di stampo coloniale dirette in tutti i continenti.

Queste nazioni si erano sparpagliate in giro per tutto il pianeta con in testa l’Inghilterra nel 1607 , l’America e poi dal 1783 invadendo l’India, il Sudafrica, il Canada, L’Australia, la Nuova Zelanda…e vai cantando. Prima la Spagna e il Portogallo fin dal 1493 l'una e dal 1505 l’altra. La Francia nel 1608 con la prima colonizzazione e nel 1830 con la seconda – proprio nei decenni che stiamo guardando – conquistando l’Algeria; mentre gli Olandesi nel 1619, si erano  preoccupati di Giacarta e dell’Indonesia. E non sono le uniche a tagliare terre nei continenti dei Nuovi Mondi  ci saranno anche i Belgi, i Tedeschi, gli Italiani, i Russi, i Giapponesi, i Cinesi…
Insomma oltre ad alcuni imitatori esotici ma risoluti, tutta l’Europa è in giro, chi prima chi poi, con armate su barche a remi e a vela o con navi a vapore arrivano dappertutto, portando le loro abitudini di costume e di cultura senza contare tutte le diverse aggressioni in condanne, uccisioni e rosso sangue versato in barba ai razzismi che inventavano teorie anti umane solo per giustificare le stragi commesse in ogni dove, ma con l’unico intento di estrarre materie prime utili a trasformare le industrie in danaro sonante.

Con questa mobilità velocissima, invadente e chiassosa, i pensatori, i filosofi, i cosiddetti umanisti attenti a spargere spirito laico o religioso ma giusto, non si sentono né quando parlano, né quando urlano. Ma quello che lascerà tutti stupiti sono gli effetti di questo immane banchetto che sottrae "preziosi" a molti, lontani dall'Europa. Tutto si riprodurrà senza  distribuire un benessere profondo e abbondante tale da rendere tutti agiati, guariti, satolli e riposati.
No, i modelli di vita saranno gli stessi, si diffonderanno e si moltiplicheranno senza diminuire né i difetti che le precedenti società avevano sostenuto o subito, né aumenteranno i livelli di benessere grazie alle grandiose risorse che venivano dalle colonie né si indirizzeranno spese verso schemi di progresso non solo sostanziali ma effettivi.


La  divisione in classi
LA
BORGHESIA


Se qualcuno di voi ha riconosciuto l’immagine ha anche capito dove voglio arrivare , altrimenti vi confesso chi è l’autore .
L’autore è Nicephore Niepce.
 Siamo nel  1826 o forse 1827 e questa è una foto o per essere più precisi una PHOS (luce) e GRAPHE (disegno) :

UNA FOTOGRAFIA

Ovvero, un "riprodotto", uno “SCRITTO con la LUCE“.

Da questo punto in poi la vostra attenzione è calata. Ma non si doveva ragionare di Arte?

Si, e continueremo, ma proprio partendo da questa immagine e da questo Signore, portatore di questo nome antico e già allora desueto, ma forse proprio per questo immortalato in tanti libri, pensieri e complimenti…ma di che?
Morirà povero e per giunta senza aver ottenuto risultati apprezzabili. Ma perché fu il primo che tentò un cammino scientifico: la chimica.
          

                                                     
Incisione di Louis Jacques Mandè Daguerre (18 nov 1787 - 10 lug 1851) 


Ecco quest’altro: Monsieur  Daguerre. 
Difficile dire chi esso sia stato e perché sia entrato in questa faccenda. Ma ci sta: è l’inventore del “DAGHERROTIPO”.

Qui ritratto in una incisione e non con la sua invenzione, ma così è universalmente conosciuto.
Ma tant ‘è questo è un periodo che va preso come è. E non posso neppure usare quel modo di dire: “se ne vede di tutti i colori!“, perché qui siamo in un severo e doveroso BIANCO e NERO.
I due si sono conosciuti.



Un dagherrotipo intitolato "L'atelier dell'Artista" - 1837

Dopo dieci anni l’esperienza di Niepce, cosa è successo? Di tutto!


Le guerre  diffonderanno queste tecniche, creando carri attrezzati per riprendere e  sviluppare le fotografie che i giornali troveranno il modo di pubblicare: nel 1849 la presa di Roma (da parte dei Francesi in difesa del Papa). 

Nel 1853 e il 1856 con la Guerra di Crimea e poi la guerra di secessione negli Stati Uniti nel 1861/1865.


Battaglia di Chattanooga



Intanto (1878) Muybridge fotografa con 24 apparecchi messi in serie e in successione, dei corpi in movimento (un cavallo, un nudo d’uomo e uno di donna e altro).  
Qualcuno si è accorto di queste novità?  Pochissimi, forse venti persone tra Parigi, Londra  e  Stati Uniti. 
Altri dieci anni, negli USA (1888) un certo Eastman George impianta una azienda che fabbrica una “macchina fotografica “: la KODAK.

"La chiamai Kodak perché era un nome breve , vigoroso , facile da pronunciare e , per soddisfare le leggi sui marchi depositati" 

e aggiunse riferendosi al nome: 

"Non significa nulla!".     
"VOI  SCHIACCIATE IL BOTTONE NOI FACCIAMO IL RESTO"


Questa la pubblicità, un pò guascona e un pò illusoria ma che ha saputo vendere questi apparecchi, seminando in tutto il mondo il “virus “della FOTO sinonimo di:


 vero, di bello, di ricordo, di “tempo fermato”, di memoria infinita, di attimo sospeso, di ETERNITA’ e di FAI   DA  TE!

Ma per secoli, prima di questo momento non c’erano stati degli uomini con dei pennelli o delle spatole o dei pennini intinti – fu inventato questo verbo - in “TINTE” e inchiostri ad acqua o sciolti con  grassi, con cere, con collanti o con olii per disporli su muri, su tavole, su pergamene su tele su carte e cartoni…?


Si era arrivati a chiamarli Artisti. Senza neppure sapere quello che volesse dire. Ma un nome dovevano pur averlo, se non altro per distinguerli da altri, per esempio i vaccari o i tintori o le lavandaie…
Comunque se nelle grotte quando ci dividevamo tra Sapiens e Neanderthaliani qualcuno s’era fatto notare perché lasciava le proprie impronte sui muri, neanche fosse casa sua, altri, non so con quale consenso, forse spinto dalla fame o forse perché faceva confusione tra una gazzella e una pantera, lasciava delle pitture davvero somiglianti, anzi così verosimili che alcuni non volevano entrare a vedere - specie le donne e i bambini - se prima non accendevano le torce così che l’effetto, la paura, non li assalisse di colpo! 

Ma adesso nell'1800 questo nuovo modo di “scrivere la realtà “ ha un grosso difetto:
                                                              l’assenza di colore.

Sono tutte immagini in bianco e nero! Qualcuno le otteneva color seppia, oppure rosate o azzurrine ma erano un pò strane: vedere il ritratto della propria moglie dello stesso colore di una frittura di pesce, non era il massimo. Ma l’effetto sulla gente non fu proprio contrario.
Non so perché, ma vedere la propria moglie in bianco e nero le lasciava una certa aria di autorevolezza, fianco di  serietà, non fraintendetemi: la rendeva - come di fatto era - severa. 
In casa specialmente, nella penombra dei salotti di quel secolo, nel suo ambiente, i vestiti sgargianti del‘700 non andavano più di moda, ora ci si vestiva di nero o di scuro.
La Borghesia ammetteva qualche tocco di colore ma erano come piccole pennellate: gli ori, delle pietre piccolissime incastonate per i bottoni, un ventaglio troppo vivace se aperto, meglio tenuto chiuso in  grembo con le mani allungate, pallide come il viso, i capelli raccolti. 


Il sorriso in B/N era più dolce, così le ciglia nere erano al naturale.  
SOBRIE

Nessuno trovava la foto in Bianco e Nero strana perchè tutto intorno era in Bianco e Nero.

Lasciamo ai pittori di usare il colore per far risaltare di più le ombre degli interni delle sale e dei salotti, intanto le botteghe e gli uffici devono essere severi, modesti, come i cavalli e le carrozze, come il cielo di Londra o di Colonia o di Parigi in inverno per il fumo dei comignoli, come d’estate per le ceneri espulse dalle ciminiere delle fabbriche, così le marsine nero fumo dei signori e i grembiali grigi degli operai che sono pieni di macchie, ma non si vedono. 
Così la fotografia prende piede, la sua tinta triste non stupisce e fa più effetto il fatto che riproduce il Re che esce in carrozza o il Presidente con Signora al boulevard, o i bambini che giocano con la palla nel giardino nero e grigio guardati dalla governante in nero ma col grembiule bianco fino alle caviglie.



E' la RIVOLUZIONE  INDUSTRIALE


La fabbrica nel 1700







Continua...


1 commento:

  1. Percepisco, leggendo questa ultima parte, una notevole nostalgia per il tempo in cui la fotografia non esisteva.
    Apprezzo molto l'opera degli artisti, ma non nego di apprezzare molto anche le foto di fotografi eccezionali come Salgado, che nel riprendere la realtà, la interpretano, come un'artista, solo con altri mezzi, in parte esterni a loro (una macchina, un pc), in parte interni, ovvero chi fotografa trasmette tutta la sua concezione del mondo. Molte tue affermazioni meritano un approfondimento.

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